La vicenda dell’esternalizzazione dei servizi cimiteriali del cimitero di Piano Gatta non è solo una semplice procedura amministrativa. È, nei fatti, il paradigma di come un Comune possa avviare un percorso al contrario, senza gli atti obbligatori, senza le verifiche preliminari e senza la centralità dell’interesse pubblico, per poi ritrovarsi con un procedimento costruito attorno alla proposta di un soggetto privato.
Questa non è un’opinione: è ciò che emerge dagli atti comunali, dalla discussione consiliare e dalle norme violate.
Per questo il progetto civico “Tutti Insieme per una Città Normale” ha trasmesso una segnalazione ufficiale a Regione, Prefettura, Procura e agenzie stampa nazionali.
Questo approfondimento ricostruisce nel dettaglio il quadro amministrativo, normativo e politico della vicenda.
LE NORME IGNORATE DAL COMUNE: L’OSSATURA GIURIDICA MANCANTE
Secondo l’ordinamento italiano, un Comune non può esternalizzare alcun servizio pubblico senza un percorso obbligatorio che comprende:
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analisi del bisogno,
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studio di fattibilità,
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comparazione delle forme di gestione,
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motivazione dell’interesse pubblico,
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programmazione,
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trasparenza,
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coinvolgimento della comunità.
Nulla di tutto questo è stato fatto.
Ecco le norme specifiche ignorate:
Art. 192 del D.Lgs. 267/2000 (TUEL)
Obbligo di una relazione dettagliata che spieghi:
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perché esternalizzare;
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perché non è conveniente la gestione diretta;
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perché la soluzione scelta è la migliore;
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perché è rispettato l’interesse pubblico.
❌ Relazione mai redatta.
❌ Valutazione comparativa mai svolta.
Artt. 34, 35 e 37 del D.Lgs. 36/2023 (Codice dei Contratti)
Prima di avviare qualsiasi procedura esterna servono:
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programmazione;
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progetto di fattibilità tecnico-economica;
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stima dei costi e sostenibilità economica;
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verifica della necessità del partenariato privato.
❌ Il Comune non ha redatto nulla di tutto ciò.
❌ Ha avviato l’iter basandosi su una proposta privata.
Art. 7 D.Lgs. 165/2001 e Linee Guida ANAC
Le amministrazioni devono:
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garantire imparzialità,
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assicurare concorrenza,
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evitare percorsi “costruiti” per un soggetto.
❌ L’intero impianto tecnico deriva dalla proposta di un’unica ditta, l’unica ricevuta.
Art. 118 Cost. – sussidiarietà orizzontale
Prima di decidere su servizi pubblici strategici,
devono essere coinvolti i cittadini e le parti sociali.
❌ Nessun confronto, nessuna convocazione, nessuna apertura pubblica.
Art. 97 Cost. – buon andamento e trasparenza
Una procedura sprovvista di:
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motivazione,
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comparazione,
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verifica tecnica,
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partecipazione,
non può essere considerata legittima.
LA VERA ANOMALIA: UNA PROCEDURA NATA DAL PRIVATO
La parte più grave dell’intera vicenda è questa:
l’iter non è nato dal Comune, ma da un privato.
Non esiste alcun documento tecnico interno prodotto dagli uffici comunali prima della proposta pervenuta da una ditta esterna.
Quella proposta, corredata di:
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analisi,
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schemi gestionali,
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previsioni economiche,
è diventata di fatto la struttura preliminare sulla quale la Giunta aveva iniziato a costruire il percorso verso l’esternalizzazione.
Un modello amministrativo vietato per legge.
IL CONSIGLIO SVELA IL CASTELLO GIÀ PRONTO
Durante la seduta, il consigliere Gramaglia ha mostrato in aula come la Giunta stesse portando avanti un percorso già delineato, basato:
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unicamente sul documento privato;
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senza atti preliminari;
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senza valutazioni proprie dell’Ente;
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senza analisi delle alternative;
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senza PEF comunale.
Una “verità scomoda” che la Giunta non aveva comunicato.
RISCHI PER LA CITTÀ
Una procedura simile espone Agrigento a:
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aumento dei costi per sepolture e tumulazioni;
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perdita di controllo sul servizio;
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rischio di danno erariale;
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gare vulnerabili a ricorsi;
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gestioni spurie o poco trasparenti;
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impossibilità di programmare investimenti nel lungo periodo.
Il cimitero è un luogo sacro per ogni comunità: non può diventare terreno per percorsi amministrativi sommari.
LA PROPOSTA: GESTIONE PUBBLICA CON LA SOCIETÀ IN HOUSE “PATRIMONIO AGRIGENTO”
Una parte fondamentale della segnalazione riguarda la proposta alternativa del Movimento “Tutti Insieme per una Città Normale”, che ha presentato un progetto strutturale:
creare una società pubblica comunale in house, chiamata “Patrimonio Agrigento”.
La società avrebbe in gestione:
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i cimiteri;
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l’intero patrimonio immobiliare comunale;
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impianti sportivi;
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aree verdi;
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immobili e spazi pubblici;
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servizi patrimoniali oggi abbandonati o esternalizzati.
I vantaggi:
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gestione diretta e trasparente;
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reinvestimento degli utili nel territorio;
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manutenzione programmata;
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controllo pubblico costante;
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fine delle procedure opache;
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riduzione dei costi per i cittadini.
Una visione chiara:
la città deve tornare nelle mani della città.
PERCHÉ È STATA INVIATA LA SEGNALAZIONE
La segnalazione è stata inviata a:
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Regione Siciliana,
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Prefettura,
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Procura della Repubblica,
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Agenzie stampa nazionali,
per chiedere:
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verifica della legittimità dell’iter;
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eventuali ispezioni;
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valutazione di responsabilità;
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rientro nella legalità amministrativa;
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tutela dei cittadini;
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fermo immediato dell’iter opaco;
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presa in carico della proposta di gestione pubblica.
CONCLUSIONI: DA PIANO GATTA PARTE UN CASO NAZIONALE?
La vicenda di Piano Gatta non è più un tema locale.
È un caso emblematico di:
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come si tenta di esternalizzare servizi pubblici in assenza di ogni atto previsto dalla legge,
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come le proposte dei privati possano diventare “indirizzo politico”,
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come i cittadini vengano esclusi dai processi decisionali,
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come un Comune possa violare norme essenziali senza alcuna consapevolezza.
La differenza, stavolta, è che qualcuno se ne è accorto.
E ha deciso di non far passare tutto sotto silenzio.
Tutti Insieme per una Città Normale lo ribadisce:
Agrigento deve tornare ad essere gestita con serietà, trasparenza e competenza.
Piano Gatta è solo l’inizio.
