In questi giorni tocca a Totò Cuffaro, Carmelo Pace, Saverio Romano, ai loro amici e compagni di partito rischiare il carcere perchè accusati di fare parte di un presunto sistema corruttivo, nella gestione del potere in Sicilia. A stupire però oggi è… lo stupore di alcuni e il candore di altri che, solo adesso, scoprono che in politica, specie in quella siciliana, la “cultura” della clientela, se non addirittura della corruzione a suon di mazzette sottobanco, è la prassi. Sono tutte vergini, tutte biancaneve. Cose da pazzi. Nella sanità, nella gestione dei beni culturali, nel turismo, nell’industria, perfino nel fare avere l’acqua a casa (!) almeno due volte a settimana, la “politica” ci mette lo zampino e fa quello che vuole. Destra, sinistra, centro. Del resto in una terra come quella siciliana, dove il bisogno ha tante facce, la concessione del “favore” è la prassi, la chiave per ottenere consenso culturale. “Munnu è stato e munnu è” dice il saggio da Trapani a Ragusa. Bisogno che sia un posto di lavoro come netturbino o uno da dirigente in un ente regionale. Tutto fa consenso, ma questo si può ottenere anche senza scambiarsi mazzette o posti di sottogoverno. Il quadro che sta emergendo giorno dopo giorno racconta ben altro, ma non resta che attendere le valutazioni del Tribunale e le contromosse di accusa e difesa. Molti di quelli che però sbandierano patenti di verginità o candido stupore trovino il primo specchio a disposizione e lo usino per un approfondito esame di coscienza. Perchè Biancaneve esiste solo nelle favole. In Sicilia serve meritocrazia, non favori in cambio di voti o peggio ancora soldi e altre prebende. Come cambiare sistema? Attraverso una nuova generazione di politici che sappiano far uscire la Sicilia dal bisogno di avere un lavoro o l’acqua dal rubinetto di casa, spingendo l’elettore a votare per il politico capace di risolvere i problemi dalle fondamenta, non con iniziative carbonare, al confine tra lecito e illecito. Si può fare, si deve fare “anche perchè altrimenti dovrebbero arrestarli tutti” dicono nei peggiori bar.
