L’azienda rischia un’azione per arricchimento indebito ex art. 2041 del Codice Civile. A pagare, come sempre, sono i cittadini.
Ad Agrigento il diritto all’acqua, oltre a essere precario nei rubinetti, lo è anche nei conti.
Secondo un’analisi condotta da Report Sicilia su dati contabili, delibere ARERA e norme nazionali, AICA avrebbe incassato le somme destinate al Bonus Idrico Sociale senza mai restituirle agli aventi diritto: le famiglie con ISEE basso o in condizioni di disagio economico.
Il Bonus Idrico, previsto da precise delibere dell’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) — n. 63/2021, n. 651/2022 e n. 430/2024 — garantisce a ciascun componente del nucleo familiare 18,25 metri cubi annui di acqua gratuita (pari a 50 litri al giorno).
L’obiettivo è chiaro: assicurare il minimo vitale alle famiglie povere.
Ma ad Agrigento, quel bonus sembra essersi perso nei meandri della cattiva gestione contabile.
Oneri di perequazione: soldi incassati, bonus mai erogati
In ogni bolletta AICA, sotto la voce “Oneri di perequazione” (componente UI3), viene caricato un importo che ha una destinazione precisa: coprire i costi per l’erogazione del bonus sociale idrico.
Questi importi — versati mensilmente dagli utenti — sono a tutti gli effetti fondi vincolati.
Eppure, nei bilanci 2022 e 2023 di AICA non si rinviene alcun fondo accantonato né somme riversate ai beneficiari.
In pratica: AICA ha incassato milioni di euro destinati a un aiuto sociale, senza alcuna rendicontazione né restituzione.
Secondo una stima elaborata sulla base dei volumi d’acqua venduti e delle tariffe applicate, si tratterebbe di circa 800.000 euro per ciascun biennio (2022–2023 e 2024–2025), per un totale stimato di 1,6 milioni di euro.
Una cifra enorme che, se confermata, rappresenterebbe un arricchimento indebito a danno delle fasce più povere della popolazione.
La legge è chiara: quei soldi dovevano tornare ai cittadini
Le delibere ARERA obbligano i gestori idrici a:
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compensare in bolletta le somme dovute ai beneficiari del bonus,
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inviare un assegno circolare non trasferibile al titolare dell’utenza, intestato al nucleo familiare avente diritto.
Né l’una né l’altra cosa risultano essere state fatte da AICA.
Arricchimento senza giusta causa: la violazione dell’art. 2041 del Codice Civile
Siamo di fronte, giuridicamente, a un caso che rientra pienamente nell’articolo 2041 del Codice Civile:
“Chi, senza una giusta causa, si è arricchito a danno di un’altra persona è tenuto a indennizzare quest’ultima nei limiti della correlativa diminuzione patrimoniale.”
Nel caso di AICA:
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Arricchimento: l’ente ha conseguito un vantaggio economico trattenendo somme destinate ai bonus sociali.
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Diminuzione patrimoniale: gli utenti beneficiari non hanno ricevuto il sussidio previsto.
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Mancanza di giusta causa: non esiste alcun titolo legittimo che consenta ad AICA di trattenere quei fondi.
Un comportamento che, oltre a violare il principio di equità, mina la fiducia nel sistema pubblico di gestione dell’acqua, già messo in crisi da disservizi, sprechi e bilanci opachi.
Bilanci incompleti e trasparenza zero
I bilanci 2022 e 2023, analizzati da Report Sicilia, non riportano distintamente le somme incassate attraverso la componente UI3, né evidenziano un fondo vincolato destinato all’erogazione dei bonus.
Il bilancio 2024, invece, non è stato ancora approvato né pubblicato, nonostante i termini di legge siano ampiamente superati.
Un’omissione che fa scattare ulteriori dubbi sulla regolarità contabile e sulla trasparenza dell’ente.
L’obbligo di vigilanza spettava all’ATI Idrico
Secondo la normativa ARERA, l’ATI Idrico (Ambito Territoriale Idrico) ha il compito di vigilare sull’applicazione dei bonus sociali e sulla corretta gestione dei fondi perequativi.
Eppure, nessuna verifica risulta essere stata effettuata, né risultano sanzioni o richiami formali nei confronti di AICA.
Ancora una volta, il sistema di controllo si rivela inefficace e i cittadini — soprattutto i più deboli — restano senza tutele.
Mala gestione, mala politica, malaffare
La vicenda del bonus idrico non è un semplice errore contabile: è il simbolo del fallimento di un sistema amministrativo che continua a proteggere se stesso e a sacrificare i più fragili.
A vincere non è la giustizia sociale, ma il malaffare, la mala amministrazione e la mala politica.
Un sistema che non solo spreca acqua, ma prosciuga la fiducia dei cittadini.
Report Sicilia continuerà a scavare
Il caso sarà segnalato formalmente a:
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ARERA, per la verifica della destinazione delle somme UI3;
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Prefettura di Agrigento, per gli aspetti di legalità amministrativa;
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Guardia di Finanza, per eventuali profili di arricchimento indebito e gestione non trasparente dei fondi pubblici;
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ATI Idrico, per le mancate verifiche sugli obblighi di AICA.
Perché chi gestisce un bene essenziale come l’acqua non può continuare a sottrarre risorse destinate a chi non ha nulla.
