«Tornano, ma in realtà non sono mai andati via. È il momento di unirsi per costruire una Città Normale»**
Ad Agrigento si respira l’aria di una campagna elettorale che potrebbe segnare un passaggio storico. Da settimane si parla del possibile ritorno di figure politiche che avrebbero segnato — e secondo molti cittadini compromesso — il futuro della città negli ultimi quarant’anni.
Ma Giuseppe Di Rosa, candidato sindaco e promotore del progetto civico “Tutti Insieme per una Città Normale”, va oltre:
“Non stanno tornando: non sono mai andati via. Hanno governato, condizionato, influenzato, controllato. Ed è proprio questo che oggi Agrigento deve avere il coraggio di superare.”
Un sistema che continua da decenni
È sotto gli occhi di tutti:
– quartieri abbandonati,
– strade dissestate,
– servizi essenziali ridotti al minimo,
– emergenze idriche continue,
– sprechi, clientele,
– un Comune amministrativamente fragile,
– giovani costretti a scappare.
Il dibattito di queste settimane lascia intendere che parte della vecchia classe dirigente voglia riposizionarsi. Ma Di Rosa ricorda che il sistema che ha gestito Agrigento per decenni non è mai sparito davvero: ha solo cambiato forma, alleanze, volti, ma la logica è sempre la stessa.
Di Rosa: “È il momento delle forze libere della città”
Il candidato sindaco lancia un appello chiaro e diretto:
“Non chiediamo a nessuno da che partito provenga. Chiediamo da che parte vuole portare Agrigento. L’unico colore che ci interessa è quello della città.”
Il progetto di Di Rosa è dichiaratamente civico, aperto e trasversale:
associazioni, professionisti, comitati, commercianti, giovani, lavoratori, cittadini stanchi ma non rassegnati.
Non si chiede fede politica, ma responsabilità civica.
Il progetto: riportare Agrigento alla normalità
• Una macchina comunale finalmente trasparente
Stop alle proroghe, alle opacità, ai favoritismi. Pubblicazione degli atti nei tempi di legge. Gare limpide e fine degli affidamenti diretti come regola.
Il Comune deve diventare una “casa di vetro”.
• 200 posti di lavoro veri e utili alla città
Con le nuove società di servizi:
– Patrimonio Agrigento,
– Guardie Ambientali,
– Servizi alla Città,
si avvia un piano strutturale per creare occupazione reale e non assistenzialismo politico.
• Polizia Locale centrale e autorevole
Controlli veri, contrasto agli abusi, sicurezza urbana e tutela del territorio: ciò che Agrigento non vede da anni.
• Servizi essenziali e decoro urbano
Acqua regolare, strade curate, spiagge con docce e stabilimenti funzionanti, quartieri ascoltati e non dimenticati.
• Cultura e turismo al servizio della città, non di pochi
Agrigento 2025 deve essere una opportunità reale per la comunità, non un’occasione per alimentare vecchi meccanismi.
“Tornano? No. Sono sempre stati lì”
Di Rosa rompe uno dei tabù più radicati nella politica agrigentina:
“Non illudiamoci: chi ha distrutto questa città negli ultimi quarant’anni non sta tornando, perché non se n’è mai andato. Hanno continuato a decidere, consigliare, condizionare. È il momento che Agrigento si liberi definitivamente di questo sistema.”
Un messaggio netto, quasi un ultimatum rivolto alla città:
o si continua con chi ha governato per decenni,
o si apre finalmente una fase nuova.
L’appello finale: “Agrigento deve scegliere se rialzarsi”
“Chi ama Agrigento faccia un passo avanti. Non importa l’appartenenza politica: importa solo il coraggio. È il momento di unirsi sotto un solo progetto: ridare dignità alla città. Agrigento può tornare normale. Ma dobbiamo volerlo tutti.”
Il tono è quello delle grandi battaglie civiche:
niente slogan vuoti, niente promesse irrealizzabili, ma una richiesta precisa ai cittadini.
Non delegare più. Non rassegnarsi più. Non voltarsi dall’altra parte.
L’appello di Giuseppe Di Rosa non è solo politico: è una “chiamata alle armi” civica contro quel sistema che, secondo lui, ha dominato Agrigento per quarant’anni senza mai lasciare davvero la scena.
La domanda, oggi, è semplice e pesante:
Agrigento vuole tornare nelle mani di chi non se n’è mai andato, o vuole finalmente provare ad essere una città normale?
L’ultima parola spetta agli agrigentini.