Il Tribunale Amministrativo Regionale della Sicilia – sezione di Palermo – ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati Girolamo Rubino e Daniele Piazza in difesa di un dirigente del Castellammare Calcio 94, destinatario di un DASPO di tre anni disposto dal Questore di Trapani.
L’episodio risale alla partita tra Castellammare Calcio 94 e U.S. Mazara, durante la quale, nei minuti finali dell’incontro, si verificò un acceso litigio tra i giocatori delle due squadre. Il dirigente, regolarmente inserito nella distinta delle persone autorizzate a stare in panchina, era entrato in campo con l’unico intento di calmare gli animi, ma da quell’intervento scaturì un diverbio verbale.
Nonostante ciò, il Questore di Trapani ritenne che il comportamento del dirigente configurasse il reato di invasione di campo e che avesse contribuito a creare tensione tra i tifosi del Mazara, disponendo così il divieto di accesso a tutti gli stadi e impianti sportivi del territorio nazionale per tre anni, inclusi quelli relativi alla Coppa Italia, Europa League, Champions League e partite della Nazionale Italiana.
Il dirigente, assistito dai legali Rubino e Piazza, ha impugnato il provvedimento sostenendo che non vi fosse stata alcuna turbativa dell’ordine pubblico, poiché egli era autorizzato ad accedere al campo e non aveva superato alcuna recinzione. Gli avvocati hanno inoltre evidenziato l’eccessiva durata del provvedimento, ritenuta sproporzionata rispetto ai fatti contestati.
Con sentenza del 13 ottobre 2025, il TAR Sicilia – Palermo ha accolto il ricorso, riconoscendo come immotivata e sproporzionata la durata triennale del DASPO, disponendo pertanto l’annullamento della parte del provvedimento relativa all’interdizione superiore ad un anno.
Per effetto della decisione del giudice amministrativo, il dirigente potrà tornare a sedere in panchina e accedere regolarmente agli impianti sportivi, riprendendo pienamente la propria attività sportiva.
Una decisione che ribadisce l’importanza del principio di proporzionalità nell’applicazione delle misure restrittive in ambito sportivo, soprattutto quando i comportamenti contestati non mettono realmente a rischio l’ordine pubblico o la sicurezza dei tifosi.
