La Guardia Costiera di Porto Empedocle, nell’ambito di una operazione complessa di polizia ambientale denominata “Dirty Mud”, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento ha avviato dal 2024 una mirata attività d’indagine nell’ambito dei lavori di dragaggio dell’avamporto e delle aree a ponente dello sporgente Ronciglio del porto di Trapani.
L’operazione Dirty Mud si inserisce nelle numerose attività di polizia ambientale che quotidianamente le forze di polizia svolgono sotto il coordinamento della Procura di Agrigento, e che senza soluzione di continuità continuano a tutelare l’ambiente marino costiero.
L’attività è stata condotta anche al di fuori dei confini territoriali siciliani, interessando le regioni del Lazio e della Campania.
L’indagine era finalizzata ad accertare la regolarità delle attività e delle procedure delle operazioni di dragaggio quali il trasporto dei fanghi, il trattamento, il conferimento e lo smaltimento finale dei rifiuti speciali prodotti;
Le suddette procedure, regolate dalle norme nazionali poste a tutela dell’ambiente marino e costiero e del demanio marittimo, erano rafforzate poi dal contratto di appalto pubblico stipulato con l’Autorità di Sistema portuale della Sicilia Occidentale.
Nello specifico il capitolato dei lavori di appalto prevedeva l’installazione sul molo di levante di Porto Empedocle di un impianto mobile di lavaggio dei fanghi sollevati dal fondo, tale procedimento che viene denominato “sediment washing” è dedicato al trattamento dei fanghi che venivano prelevati dal porto di Trapani ed erano provenienti dalle attività di dragaggio.
Il contratto di appalto prevedeva anche l’utilizzo di un’area demaniale per lo stoccaggio solo provvisorio dei rifiuti trattati ubicato in località Caos nel Comune di Porto Empedocle.
Le attività poste in essere hanno permesso agli investigatori di raccogliere prove in grado di accertare che i fanghi provenienti dall’attività di dragaggio del porto di Trapani, trasportati con due draghe all’interno dell’impianto di sediment washing della Società Capogruppo aggiudicataria dell’appalto, non subivano, se non in minima parte alcun trattamento prima dello stoccaggio, ed il successivo conferimento presso una discarica agrigentina.
Le circostanze rilevate in sede di indagine hanno permesso ai militari della Guardia Costiera di Porto Empedocle di procedere al sequestro dell’impianto di lavaggio nonché dell’area di deposito temporaneo dei fanghi di dragaggio sita in località Caos del Comune di Porto Empedocle.
Il provvedimento ha interessato una superficie complessiva di circa 60.000 mq. di demanio marittimo contente all’interno una ingente quantità di rifiuti speciali.
Tutti i soggetti ai quali a vario titolo sono state contestate responsabilità nelle condotte ritenute contra legem, sono stati segnalati alla Autorità Giudiziaria per la commissione del reato di frode nell’esecuzione di contratto di appalto di lavori pubblici con l’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale, per l’importo dei lavori affidati di € 59.054.484.18.
Le condotte contestate sono state perpetrate secondo gli investigatori al fine di garantirsi un ingiusto profitto generato dal mancato trattamento dei rifiuti fangosi, e di aver aver effettuato un’attività di raccolta, recupero e smaltimento di rifiuti speciali quali i fanghi di dragaggio, realizzando, con tale condotta una discarica non autorizzata in mancanza della prescritta autorizzazione.
Sempre nell’ambito delle indagini cominciate nel 2024, le incessanti attività hanno consentito di accertare anche l’esistenza di una discarica illegittimamente realizzata su appezzamento di terreno nel Comune di Agrigento all’interno del quale oltre a rifiuti speciali di varia natura, sono stati rinvenuti grandi quantità di rifiuti fangosi che per le loro caratteristiche fisiche potrebbero essere riconducibili a quelli prodotti dai lavori di dragaggio del porto di Trapani; il sequestro è scattato pure per quest’area, aumentando la superficie sottoposta al provvedimento di circa 10.000 mq perché illecitamente utilizzata per lo stoccaggio dei rifiuti speciali pericolosi e non, e per l’illecita miscelazione degli stessi.
Tutti i provvedimenti adottati durante le indagini anche di tipo cautelare e conservativo non implicano alcuna responsabilità imputabile nella fase in oggetto, ai soggetti sottoposti ad indagine, restando poi alle autorità competenti e nelle sedi appropriate l’accertamento di tale condizione o meno e gli eventuali provvedimenti sanzionatori.
Le informazioni sul procedimento penale in corso sono state fornite dagli investigatori in questa fase preliminare di indagine, resta salvo in ogni caso il diritto delle persona interessate dalle indagini nel non essere indicate come colpevoli fino a quando la condizione non sia stata accertata con sentenza di condanna irrevocabile, specifica nel suo Comunicato Ufficiale del 22 maggio 2025, la Guardia Costiera di Porto Empedocle.

